martedì 31 gennaio 2012

Stitichezza


Stitichezza

Rimedi "fai da te"
La “normalità” dell’intestino non significa necessariamente andare di corpo una volta al giorno e, soprattutto, non è consigliabile fare riferimento alla “regolarità” (riferita) degli altri. Infatti la variabilità nella frequenza delle evacuazioni nella popolazione, è notevole.
La stitichezza è un problema solo se il non evacuare quotidiano o il “saltare” qualche giorno sono fonte di effettivo disagio e malessere.
È chiaro che in caso di stitichezza, la prima cosa da fare sarà quella di ripristinare le nostre abitudini precedenti o di aumentare un introito idrico scarso “da sempre”, se anche la stitichezza risulta “da sempre” presente. Una dieta dimagrante stretta o l’abbandono di un’attività sportiva abituale, per esigenze di lavoro o familiari o per semplice pigrizia, non potranno che favorire un certo grado di stipsi.
Nel caso di una stitichezza presente da anni e che non riconosca come causa una recente variazione dietetica o comportamentale, il paziente potrà mettere in atto i seguenti consigli:
Fare in modo che la quantità di fibre alimentari introdotte giornalmente sia adeguata. Le fibre alimentari sono componenti non digeribili o solo parzialmente digeribili della nostra dieta che derivano principalmente dai cereali, dalla frutta e dalla verdura e dal pane. Da un punto di vista chimico le fibre sono zuccheri complessi. Alcune sono insolubili in acqua, altre solubili. In particolare le fibre prevalentemente insolubili dei cereali (grano, granoturco, segale, avena, riso, orzo) trattengono acqua, come fossero delle “spugne”, determinando così una maggiore “spinta” da parte della muscolatura intestinale. Quelle prevalentemente solubili della frutta e dei legumi (fagioli, piselli, ceci, fave, lenticchie) stimolano l’accrescimento della flora batterica intestinale concorrendo, insieme a quelle insolubili, ad aumentare la massa fecale. Si ritiene che la quantità giornaliera adeguata di fibre dovrebbe complessivamente oscillare tra 20 e 30 grammi al giorno.
Le fibre vanno accompagnate da abbondante introito di acqua o comunque di liquidi. Se si ricorre alla crusca grezza, ad esempio, bisogna bere almeno un bicchiere d’acqua dopo una quantità corrispondente a 2-4 cucchiaiate (cucchiai da brodo). Un generoso introito di acqua è comunque utile non tanto perché l’acqua bevuta raggiunga il colon (viene infatti assorbita in gran parte ben prima), ma perché il tono della muscolatura intestinale responsabile dei movimenti propulsivi è meno valido in caso di disidratazione.
Meglio evitare di sdraiarsi subito dopo mangiato. In posizione supina lo svuotamento gastrico, infatti, è significativamente rallentato.
Nonostante non sia chiaramente dimostrabile un diretto rapporto tra movimento fisico e regolarità dell’evacuazione, si ritiene consigliabile svolgere quotidianamente una discreta attività fisica, anche se non necessariamente sportiva.
Ricordarsi sempre che non si deve mai rimandare l’evacuazione quando si avverte lo stimolo e che l’andar di corpo non deve essere un evento frettoloso.
Se si “salta” ogni tanto l’evacuazione non occorre fare uso di purganti o lassativi. Se ciò non provoca mal di pancia, o comunque disagio o malessere, si può aspettare un giorno ed anche due. Dopo al massimo due giorni di stitichezza è bene però fare ricorso a lassativi per non “impigrire” ulteriormente l’intestino. Se la defecazione è troppo diradata, il tempo a disposizione dell’intestino per il riassorbimento dell’acqua è maggiore, per cui le feci diventano progressivamente più dure, elemento questo che concorrerà a sfavorire il transito e l’adeguata espulsione delle feci stesse.

Quando consultare il medico
Il curante va sempre consultato quando:
la stitichezza mostra di rispondere poco o niente alle direttive ricordate nel “fai da te”;
la stitichezza compare improvvisamente senza motivo apparente ed in precedenza l’intestino era invece “come un orologio”, sia per frequenza che per orario;
la stitichezza abituale, ben tollerata in passato, comincia ad alterare significativamente la qualità di vita o si associa comunque ad altri sintomi, in particolare a dolore o a febbre o a evidenti modificazioni della forma delle feci. Per esempio, la comparsa di feci strette ed allungate come dei grissini, feci che in precedenza erano formate e di normale forma cilindrica;
esistono nella storia familiare malattie importanti, più comuni come ildiabete mellito o più rare come ad esempio il megacolon (dilatazione molto pronunciata del colon).

A cura di Giorgio Dobrilla
Primario Gastroenterologo Emerito, Bolzano

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